Incontrare l’altro, così com’è, è sempre trasformativo. La disponibilità a includere e integrare la novità e la divergenza è un segno indicativo della salute di un individuo e di una comunità e della sua speranza di cambiamento e crescita. Questo testo si rivolge sia agli operatori impegnati nella relazione di cura e crescita (come psicologi, psichiatri, educatori, pedagogisti, assistenti sociali, infermieri) sia a genitori e famiglie, con l’intento di contribuire a processi sociali evolutivi. Una opera importante per superare la visione istituzionale e assistenziale e partecipare a un nuovo paradigma evolutivo-riabilitativo, ponendo al centro la persona e soprattutto il suo Progetto di Vita, le sue ambizioni, i suoi sogni, investendo sui sostegni di cui abbisogna per una qualità di vita soddisfacente e inclusiva. È rivolto a chi desideri migliorare la propria capacità relazionale, ma anche a chi voglia sviluppare una maggiore consapevolezza nell’interazione con l’altro, suggerendo un possibile linguaggio per farlo, indicando quali attenzioni e azioni siano più funzionali alla salute relazionale e agli ambienti che curano. Questo libro raccoglie oltre vent’anni di osservazioni sul campo dell’autore nelle aree della disabilità, della salute mentale e della tutela del minore.

Autore: Matteo Maria Bonani
Titolo: Relazione di cura e cura della relazione. Per una clinica dei paesaggi relazionali
Pagg: 116
Lingua: italiano
Formato: 14×21
Copertina: plastificata lucida
Prezzo: 20 euro
Edizione: prima edizione 2024
EAN/ISBN: 978-88-947177-1-6

Disponibile anche in ebook: Formato: Epub con Adobe DRM
Prezzo: 9,99 euro
EAN/ISBN: 978-88-947177-2-3

Matteo Maria Bonani vive a Padova dove lavora come psicoterapeuta, supervisore e formatore nelle aree della disabilità complessa, della salute mentale e della tutela del minore. Oltre agli studi di psicoterapia si interessa di filosofie orientali (lo zen, il tantra, l’advaita vedanta) e di altre tradizioni come lo sciamanismo. Autore del testo “Oceano Irrazionale. Cronache di uno psicoterapeuta”, Mauna Loa Edizioni (2022). Insieme alla moglie Silvia Riccamboni ha pubblicato il libro “Il canto della foresta. Ayahuasca e medicina sciamanica”, Mauna Loa Edizioni (2021).

ESTRATTO: Questo scritto vuole proporre, a chi desideri migliorare la propria capacità relazionale, un possibile linguaggio per farlo. Si rivolge in particolare ai genitori e agli operatori impegnati nella relazione di crescita/cura ma anche a chi voglia sviluppare una maggiore consapevolezza nell’interazione con l’altro; l’auspicio è di suscitare l’interesse di più persone possibili per generare dei processi sociali evolutivi.
Che l’ambiente sia una variabile determinante per la qualità di vita di chi vi abita, è ormai un dato assodato anche scientificamente. Il tipo di ambiente che qui mi interessa approfondire è quello umano, ecco perché ci inoltreremo nell’esplorazione dei paesaggi relazionali più che di quelli naturali o fisici, ai quali farò verso la fine un breve accenno. E ci concentreremo su questi con l’intento di delineare delle rotte riflessive che aiutino a far emergere le potenzialità insite in una relazionalità (più) consapevole.
Questa rappresenta – o dovrebbe rappresentare – il più importante strumento di cura nei contesti clinici, il primo obiettivo formativo per chi vi opera e il sostegno più utile ai familiari di chi vi è ospitato. Solo così si possono trovare o costruire le vie d’uscita dai labirinti o vicoli ciechi che fanno soffrire le nostre relazioni. Ci sarà utile a questo scopo iniziare dal particolare – alcune esistenze incontrate negli ambienti della disabilità complessa e della psichiatria, dove lavoro – per arrivare a comprendere quali attenzioni, linguaggi e azioni siano più funzionali alla salute relazionale e agli ambienti che curano.
In realtà ogni ambito dell’umano beneficerebbe di una cultura della relazione: scuola, amicizia, coppia, lavoro, educazione e rieducazione, cura… se solo ci ponessimo le domande giuste, se solo fossimo consapevoli di come ogni storia personale è costellata di ferite che incidono sulle nostre capacità di ascolto, giudizio, comprensione, dialogo, relazione.
Se ad esempio come genitori ci rendessimo conto di quanto il nostro stato emotivo viene assorbito e riflesso dai bambini, risparmieremmo non poca sofferenza a loro e anche a noi stessi. Ugualmente, se ci rendessimo conto di come una televisione lasciata accesa senza controllo in un reparto psichiatrico sia in grado di destabilizzare i pazienti, potremmo prevenire certe crisi improvvise apparentemente inspiegabili o agire diversamente quando esplodono.
Non voglio però rivolgermi solo agli addetti ai lavori (psicologi, psichiatri, educatori, pedagogisti clinici, assistenti sociali, infermieri, operatori, ecc.): sono convinto che l’unico modo per abbattere il pregiudizio e lo stigma che avvolgono il disagio mentale e la disabilità sia quello di conoscerle meglio, di entrare in queste realtà per prenderne coscienza. Così facendo restituiremo legittimità e riconoscimento a chi vive queste condizioni promuovendo la trasformazione del tessuto sociale che contribuisce a manifestarle. Un mondo migliore per tutti è possibile solo avendo premura delle sensibilità più spiccate, perché sono queste a informarci sui bisogni essenziali di una comunità sociale complessa. Una persona con autismo attraverso le sue azioni ci fa capire immediatamente se l’ambiente è disturbante o noioso; a suon di crisi comportamentali ci urla la sua – ma anche la nostra – difficoltà nell’abitare la situazione, se solo riusciamo a cogliere e decodificare il messaggio di fatica, di frustrazione o di dolore.


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2 pensieri su “Relazione di cura e cura della relazione. Per una clinica dei paesaggi relazionali di Matteo Maria Bonani

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