Raffaella Milandri ci parla di sé, in una intervista molto schietta e originale, e di uno dei suoi libri che hanno maggior successo: “Nativi Americani. Guida alle Tribù e Riserve Indiane degli Stati Uniti“, una opera importante che svela tantissime informazioni sui Nativi Americani, in una completezza unica nel suo genere.

1)Presentati, parlaci di te. Chi sei quando non scrivi?

“Contengo moltitudini”, diceva Walt Whitman. Sono fotografa, viaggiatrice, attivista per i diritti umani, e altre cose ancora… Ma da lettrice di fumetti sin da bambina, mi piace dire che “a riposo” sono Paperino, l’alter ego “normale” di Paperinik, o Pippo, la versione senza superpoteri di SuperPippo. Per i miei tanti impegni sono costretta a una ferrea autodisciplina, senza la quale non potrei fare fronte a tutto. Quando sono libera di deporre i miei “superpoteri”, mi piace rilassarmi.

2)Quale dei tuoi hobby pensi che sorprenderà i tuoi lettori?

Poiché i miei impegni tra lo scrivere, la casa editrice, il mio lavoro come consulente di marketing e di giornalista e, non ultimo, il mio incarico come presidente di una no-profit mi lasciano davvero poco tempo libero, mi piace pensare che i miei doveri siano hobby, come mettere a posto gli archivi, la contabilità o scrivere un articolo. Un piccolo trucco. Quindi: il mio hobby è lavorare.

3)Quando e come e’ nata la tua passione per la scrittura?  

Qui bisogna andare alla mia infanzia. I miei genitori erano sempre fuori per lavoro e io passavo tante ore a casa da sola o con la tata. Allora scrivere fu la prima cosa a farmi compagnia: la libertà di creare qualsiasi cosa, pur nella solitudine di quattro mura. Avevo una fantasia fervidissima.

4)Che cosa scrivevi all’inizio? Sei stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?

 All’inizio scrivevo piccoli racconti horror, di fantascienza oppure umoristici, alla Calvino, per intenderci. Osservavo l’umanità e trovavo molte cose di cui sorridere. Credo che l’incoraggiamento maggiore sia stato un gesto, pur brutto, di una compagna di scuola al liceo: le piacque così tanto il mio primo romanzo che stavo scrivendo che me lo rubò.

5)Spiegaci il titolo del tuo libro

Beh, il titolo “Nativi Americani. Guida alle Tribù e Riserve Indiane degli Stati Uniti” non è di fantasia, si applica al contenuto: un manuale completo, e allo stesso tempo un modo di rendere giustizia ai Nativi Americani divulgando corrette informazioni. Ho scelto il titolo che rispecchiasse i contenuti.

6)Cosa ha ispirato il tuo libro?

E’ un manuale, un saggio, quindi è nato dalla esigenza di creare un quadro corretto e completo di storia e attualità dei Nativi, anche da un punto di vista legislativo. Essi vivono oggi in quella che è una “distorsione temporale e legislativa”, quasi una anomala bolla temporale, frutto di una serie di leggi e volontà del Governo degli Stati Uniti che più che fare per loro il bello e il cattivo tempo, ha fatto solo quello pessimo.

7) Quale parte del tuo libro ti ha dato il momento più impegnativo?  

Sicuramente la parte dedicata alla ricostruzione dell’elenco di tutte le tribù degli Stati Uniti, includendo Alaska e Hawaii e citando anche il Portorico. Pur avendo attinto per la maggior parte da archivi governativi, ho trovato e dovuto correggere diversi errori. Un lavoro enorme e certosino.

8) Il tuo libro ha subito cambiamenti significativi rispetto alla prima stesura?

No, solo arricchimenti, ad esempio con la parte sulle università gestite dai Nativi o con l’inserimento dei link dei siti delle varie tribù.

9)Quali sono gli elementi della scrittura più importanti per te?

La chiarezza e la semplicità sono fondamentali. Penso molto ai miei lettori quando scrivo e, se da un lato voglio creare una emozione, dall’altro voglio essere molto comprensibile.  

10)Come porti emozioni nelle tue scene?  

Ritengo importante far immedesimare il lettore, in questo libro ad esempio mi piace fargli immaginare cosa possa significare non nascere occidentali o nascere Nativi Americani.

11) Cosa diresti per invitare alla  lettura del tuo libro?

Questo è un libro imperdibile per gli appassionati di Nativi Americani, o per chi vuole viaggiare negli Stati Uniti visitando le riserve indiane, o ancora per chi vuole studiare. È il primo libro di questo genere edito in Italia, o forse, così completo, anche nel mondo.

12) Uno scrittore e’ prima di tutto un lettore, che genere prediligi?

I grandi classici americani, russi, europei. I capolavori dimenticati. Adoro Jack London, Mark Twain, Anton Cechov, Ray Bradbury, Howard P. Lovecraft, Charles Bukowski ma anche Moravia, Pasolini, Svevo e tanti altri. Ho letto moltissimo anche Stephen King, fino qualche anno fa, perché scriveva da dio.  Il miglio verde, per esempio. Poi si è infiacchito, preso dagli ingranaggi commerciali e dalla esigenza di produrre. La verità è che oggi ho purtroppo poco tempo per leggere. Ma i grandi classici sono un bagaglio imprescindibile per uno scrittore.

13) Cosa pensi che dovrebbe cambiare o migliorare nel settore editoriale?

Onestamente: in Italia oggi scrivono tutti. Moltissimi si autopubblicano, con revisioni e  editing parziali e impastrocchiati. Non va bene,  il pubblico dei lettori non ha una garanzia di qualità. Del resto, le case editrici non a pagamento sono molto selettive, quindi il mondo della scrittura non è molto meritocratico. Da noi è davvero difficile che il libro di un illustre sconosciuto, pur se bellissimo, faccia fortuna e venda migliaia e migliaia di copie. A meno che non ci sia dietro una struttura promozionale di tutto rispetto, quindi con investimenti consistenti da parte della casa editrice. Ad esempio alcune librerie in grandi città, per esporre un libro in vetrina, chiedono bei soldoni. Il discorso sarebbe lungo.


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Un pensiero su “Interviste con gli Autori: Raffaella Milandri e Nativi Americani. Guida alle Tribù e Riserve Indiane degli Stati Uniti

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