Un romanzo gotico dalle cupe atmosfere vittoriane, scritto da una giovanissima autrice. È la paura della diversità e della alterità che, in Una Storia Gotica, assurge a giustificazione per un folle sentimento di giustizia. Meredith Stevens, giovane aristocratica londinese, fugge dal materialismo e dalle proprie radici aristocratiche, mentre George, il domestico, premedita di punirla per la sua scelta di non adeguarsi agli schemi. Meredith, non trovando pace nella gabbia dorata della ipocrita società vittoriana, si rifugia in un mondo parallelo. Il suo periodo di isolamento è un percorso evolutivo, che la porta a sviluppare pieno agio con la sua nuova ed anticonvenzionale visione del reale, nonostante il vivido disaccordo di George, il suo domestico. Quest’ultimo, infatti, fermo nella sua inamovibile fiducia nella ragione, non è in grado di vedere ciò che per Meredith è ben manifesto, né sembra incline ad accettare l’altrui diversità. Ne consegue un contrasto apparentemente insanabile: mentre lei trova l’equilibrio nel delirio, lui trova il delirio nell’equilibrio. Non resta che chiedersi: chi dei due è il dannato?

Autore: Chiara Galiffa
Titolo: Una Storia Gotica
Pagg : 122
Lingua: italiano
Formato: 14×21
Copertina: plastificata lucida
Prezzo: 16 euro
Edizione: prima edizione 2021
EAN/ISBN: 978-88-944865-8-2

Disponibile anche in ebook: Formato: Epub con Adobe DRM
Prezzo: 7,99 euro
EAN/ISBN: 978-88-944865-9-9

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Chiara Galiffa è nata il 17 settembre 2002 a San Benedetto del Tronto. Il suo interesse nei confronti della scrittura è stato sempre vivo e costante. Ha sempre avuto una grande passione per l’orrido ed il macabro: i classici della letteratura gotica, il fascino per l’esoterismo ed una spiccata attrazione nei confronti di storie dal gusto ottocentesco hanno contribuito a definire il suo corrente stile di scrittura. I suoi piani per il futuro la vedono coinvolta nello studio e nella traduzione di letteratura cinese, per via del suo interesse per le tradizioni religiose e filosofiche di questa civiltà. Con Una Storia Gotica, Chiara ha dimostrato un vero talento per la scrittura, coniugando fantasia e una eccezionale padronanza della suspense e del linguaggio.

ESTRATTO: Charles,
leggi attentamente questa lettera. Ti chiedo di prestare attenzione a ogni singola parola, ogni singolo tratto di scuro inchiostro sul pallido foglio. Voglio che tu lo faccia nelle tue stanze, seduto di fronte alla tua scrivania, isolato dal resto della famiglia. Voglio che tu chiuda la porta, così come le finestre, affinché nessun suono possa penetrare e giungere a disturbare la tua lettura. Charles, ho gli occhi annebbiati da fredde lacrime. Le mie mani tremano, scosse da un terrore inarrestabile. Cercherò di rendere la grafia quanto più chiara possibile, ma non è escluso che tu debba collaborare con un po’ del tuo acume per decifrare le mie parole. Non è la mia testa, Charles. Ho ripetutamente dato per scontato che la fonte del malessere fosse interna a me, affidandomi a un’ipotesi che vedeva il male esclusivamente nel mio animo. Come ho potuto non accorgermene prima? Come ho potuto mancarmi di rispetto in questa maniera, fidandomi ciecamente delle ipotesi di George? Non sono io il problema, Charles, non lo sono mai stata. C’è qualcuno, o qualcosa, a Breborough. È nella casa, nei suoi dintorni, nel paese. È ovunque, ma non nella mia testa. Non sono pazza, non lo sono mai stata. Come potrebbe un pazzo produrre delle visioni tanto orribili e costringersi a esserne spettatore? Come potrebbe egli indursi a una tale disperazione? A una paura costante, a un terrore inarrestabile, a un tremolio implacabile nelle mani? Charles, spero con tutto il mio essere che tu possa credere a queste mie confuse considerazioni, dettate da uno stato di orrore indescrivibile, così come spero che tu possa porre fiducia nel mio racconto degli ultimi avvenimenti. Dall’ultima lettera inviata, strani eventi hanno iniziato a manifestarsi, con una frequenza di andamento crescente nel tempo. Ricordo che la stessa sera in cui mi sono dedicata alla stesura delle parole dell’ultima lettera che hai da me ricevuto, nell’atto del distendermi a letto, sentivo nel mio corpo una sconosciuta tensione. Ho rallentato i miei movimenti, alternando le mie lente azioni a convulsi movimenti di testa, volti a controllare che fossi sola nella stanza. Non giudicarmi, Charles, so che dalle mie singole parole è difficile riuscire a giustificare i miei comportamenti, ma sono sicura che persino tu, così razionale e pragmatico, se ti fossi ritrovato solo in quella stanza, non avresti esitato a uscirne, in preda ad un assoluto terrore. Ricordo di aver impiegato diversi minuti per raggiungere il letto, sul quale temevo di coricarmi. Nel compiere quei lenti passi, dalla scrivania al letto, decisi che quella notte l’avrei trascorsa accompagnata dal bagliore delle due candele accese sul comodino. Una volta raggiunti i cuscini e una volta disteso rigidamente il mio freddo corpo, tentai di calmarmi, di ritrovare la pace nel pesante silenzio dell’ambiente. Avevo gli occhi fissi sul soffitto. Improvvisamente, le mie orecchie si riempirono di uno straziante grido maschile. Mi alzai di scatto, strillando con la voce più acuta che la mia gola potesse produrre, cercando di sovrastare con il mio stesso grido quello dell’uomo, che continuava, imperterrito, a invocare aiuto. Il suono proveniva da fuori, da una zona presumibilmente nei pressi della finestra della mia stanza. Mi affrettai verso di essa, la spalancai e, come una gelida folata di vento, sentii più forte che mai il suono dell’orrore.
Se il male avesse un suono, Charles, non sarebbe nemmeno paragonabile a quello che hanno subìto allora le mie orecchie. Mi guardai attorno, piangendo lacrime pregne di disperazione, e mi resi conto che non c’era nessuno nei paraggi. Non c’era dubbio che il suono provenisse esattamente dall’area sotto la mia finestra, ma non vi era nulla o nessuno che potesse produrre tale frastuono.
Le mie urla si intensificarono, poiché provocate da una macabra presa di coscienza. Non tardò ad arrivare George, che, con gli occhi spalancati, fece irruzione nella stanza e mi raggiunse in breve tempo. Ricordo quella sera con vivido sgomento, ne conservo una memoria pregna di amarezza, con la consapevolezza che mai riuscirò a scacciarla dalla mia testa. Ricordo le carezze di George, che cercavano invano di placare il mio essere, accompagnate da parole sussurrate.

Una Storia Gotica di Chiara Galiffa

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